Non si tratta di una situazione da prendere sottogamba quella interesserà i consumatori italiani, perché l’eliminazione delle tariffe mensili telefoniche sta per essere seriamente in considerazione dal garante delle Comunicazioni. L’Agcom ha infatti lanciato il primo segnale sulla volontà di controllare i costi, al fine di monitorare che dietro questa scelta non possa nascondersi un incremento dei costi, nascosti, ai danni dei consumatori.
Il Garante ha quindi dato il via alla prima consultazione pubblica in materia di controllo della fatturazione a quattro settimane, una scelta ampiamente applicata nel mobile tranne che da 3 Italia e ora anche dagli operatori fissi, telefono e web Vodafone e Wind. Il primo effetto di questa scelta si basa su un rincaro di 8.6% annuo per i consumatori, dove la percentuale di rialzo è calcolata sul confronto nominale rispetto alla fatturazione mensile, considerando quest’ultima avviene 13 volte nel corso di un anno.
A conti fatti, la fatturazione in quattro settimane ha contribuito a migliorare i ricavi degli operatori telefonici, perché nel 2016 i loro cali sono in generale diminuiti. Il Garante non si è però dimostrato in apprensione per rincari, ma si è concentrato sulla scarsa trasparenza che ha caratterizzato l’operazione nel suo complesso. Ancora una volta, è stata limitata la libertà di scelta degli utenti, perché secondo l’Agcom è ora complicato per i consumatori verificare le offerte, perché sono diverse dal punto di vista della fatturazione temporale.
Il problema interessa soprattutto le tariffe fisse con abbonamenti post pagati, quindi il Garante ha dichiarato la necessità di fissare su base unica la cadenza di fatturazione della telefonia di natura fissa e delle offerte convergenti, ovvero i servizi mobili e fissi che vanno sotto lo stesso canone, mentre per il mobile puro ha sottolineato che gli operatori si devono impegnare a generare una facile comparazione delle offerte per gli utenti.