Petrolio: produzione e prezzo giù, tagli OPEC non bastano?

Un taglio di 221 mila barili al giorno da parte dei paesi OPEC già a dicembre ma il prezzo del petrolio è in calo sui mercati in seguito a possibili aumenti della produzione Usa. L’eccesso di oro nero si riduce ma per far diminuire le scorte, gli stessi tecnici dell’organizzazione prevedono più ampi tagli nel corso della seconda parte dell’anno.

Petrolio: produzione e prezzo in calo

L’intesa dell’Opec inizia a dare i suoi frutti e la produzione di petrolio è in calo. È quanto contenuto nel rapporto mensile della stessa Organizzazione dei Paesi produttori di greggio, nella quale si evidenzia che è scesa di 221 mila barili al giorno nel mese di dicembre, dopo lo storico accordo siglato il 30 novembre a Vienna dagli stessi membri del cartello.

Si prevede una diminuzione dell’offerta di 1,2 milioni di barili al giorno, a cui bisogna aggiungere ulteriori 558 mila barili dei 12 Paesi esterni all’organizzazione, tra cui la “potente” Russia.

Dal documento si evince che il taglio maggiore è stato eseguito dall’Arabia Saudita, con una riduzione di 149 mila barili al giorno e una produzione che si è attestata a 10,47 milioni.

L’Opec ha messo in risalto che la recente collaborazione tra i paesi membri ed esterni al cartello è basilare non soltanto per il mercato del petrolio ma rappresenta un importante segnale per l’economia globale.

Il prezzo del petrolio è cresciuto di circa il 20 per cento lo scorso dicembre, superando la soglia dei 50 dollari, con il guadagno mensile più elevato degli ultimi 5 anni (marzo 2011).

Crescono però i timori in merito all’output degli Stati Uniti, con l’Opec che ha aggiornato le sue stime a 230 mila barili al giorno, per toccare i 13,7 milioni di barili nel 2017.

Quotazione Petrolio

Petrolio: tagli Opec non sufficienti

Calano le scorte dell’Opec, diminuisce l’eccesso di petrolio ma i tecnici della stessa organizzazione prevedono che sarà necessario ampliare i tagli di produzione anche nel corso della seconda parte del 2017.

È quanto contenuto nel consueto rapporto mensile dell’Opec, in pratica contrastando quanto sostenuto nei giorni scorsi dal primo ministro dell’energia saudita, Khaled Al Falih, ovvero ritenere inutile prolungare oltre i sei mesi i tagli decisi dalla stessa organizzazione e dai paesi esterni al cartello, raggiungendo una posizione di equilibrio entra l’estate e con una domanda di petrolio che tornerà ad aumentare nella seconda metà dell’anno.

Ulteriori tagli e le prospettive di un probabile aumento della produzione di greggio negli USA portano il Brent a scendere dell’1,44 per cento a 54,65 dollari e il Wti dell’1,43 per cento a 51,70 dollari al barile.

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