I 55 posti più miserabili al mondo: e tra questi c’è l’Italia!

Il Venezuela, è di nuovo, la nazione in cui c’è più miseria al mondo, secondo una nuova ricerca pubblicata dagli esperti del Cato Institute.

L’Indice della Miseria Cato

L’Indice della Miseria Cato raggruppa 108 paesi basati sui dati provenienti dall'”Economist Intelligence Unit” e dai calcoli di Steve Hanke, un professore di Economia Applicata alla Johns Hopkins University.

I fattori che influenzano la ricerca del Prof. Hanke sono l’inflazione della Nazione, tassi d’interesse e i dati sulla disoccupazione che vengono raggruppati insieme e poi sottratti alla crescita del PIL pro capite anno per anno, questi calcoli determinano la “miseria”.

Nello scorso anno, il Venezuela e il suo indice di miseria è saltato da solu 27 punti fino a 106. Questo sbalzo ha permesso alla nazione latino americana di scalzare di ben 40 punti la nazione in testa alla precedente classifica.

Gli Ucraini, afflitti dalla guerra e la Siria sono saliti in classifica, in cima al ranking, con l’Ucraina che è salta di 19 posti verso l’alto in soltanto un anno.

La disoccupazione e i tassi d’interesse sono i fattori principali che affliggono la maggioranza di tutte le nazioni elencate.

Le 5 nazioni meno miserabili sono il Brunei, la Svizzera, la Cina, il Taiwan e il Giappone. Gli Stati Uniti si piazzano al 95 esimo posto, e questo permette agli States di essere la quattordicesima nazione meno miserabile.

world_misery_scores_2014

L’Italia

Interessante vedere che l’Italia si trova proprio a metà classifica, con un “Misery Index” di soltanto 18.08. Un sospiro di sollievo non essere tra i più miseri, considerando i gravi problemi di disoccupazione giovanile che l’Italia sta soffrendo in questi anni.

Le nazioni in totale in questa classifica sono 108, quelle che non sono state incluse, sono quelle che non hanno fornito dei dati soddisfacenti per l’anno 2014.

Che cos’è Cato

Il Cato Institute è un’organizzazione di ricerca politica pubblica, un “think tank”, dedicato ai principi di libertà individuale, di casi in cui il governo è limitato, del libero mercato e della pace. I suoi studiosi e analisti conducono delle indipendenti ricerche su un’ampia gamma di questioni politiche.

Fondato nel 1977, Cato deve il suo nome alle “Cato’s Letters” una serie di ricerche pubblicate nel diciottesimo secolo in Inghilterra. Queste ricerche presentavano una visione della società libera dal potere dei governi. Queste ricerche hanno ispirato gli inventori della rivoluzione americana.

Cato non accetta fondi dai governi. Cato invece riceve circa l’80% dei suoi fondi da contributi individuali. Anche fondazioni, corporazioni e le vendite di libri e pubblicazioni aiutano a mandare avanti il lavoro di Cato.

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