Nel corso degli ultimi anni le criptovalute sono diventate molto popolari, specialmente negli Stati Uniti. Il problema è che spesso le leggi e le normative non si adeguano così velocemente come il mercato, ed a volte questo genera non poca confusione.
Si è discusso parecchio in passato della tassazione degli investimenti in criptovalute. Proprio negli USA era scoppiato un caso notevole in sede di dichiarazione dei redditi, con i forum di investitori presi d’assalto dalle domande sulle normative fiscali.
Da oggi, però, questo non sarà più un problema. La IRS (Internal Revenue Service) ha ufficialmente predisposto nella sua modulistica un modo per dichiarare gli eventuali profitti generati con gli investimenti in criptovalute.
Anche se può sembrare normale che questo avvenga, è chiaro che tutto questo sia in contrasto con lo spirito di anonimato e privacy che ha portato alla nascita delle stesse crittomonete. Gli appassionati della prima ora stanno già manifestando il proprio disappunto sui social network, e noi vogliamo fare il punto della situazione.
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Cosa è successo
All’interno del modulo 1040, che gli americani usano per dichiarare le loro fonti di reddito, è stato approvato l’inserimento di un riquadro aggiuntivo. In questo riquadro sarà presente una casella: se si sono possedute criptovalute durante l’anno fiscale per cui si sta facendo la dichiarazione, la casella andrà spuntata.
All’interno di un altro modulo, quello dove vengono presentati a tutti gli effetti i redditi, i profitti realizzati dovranno essere dichiarati. Su di essi si andrà poi a pagare la somma dovuta secondo le normative federali e locali.
In questo modo le criptovalute diventano ufficialmente tassate, almeno negli Stati Uniti, al pari di qualsiasi altro tipo di investimento. È molto probabile che una scelta di questo tipo verrà adottata anche dai vari paesi europei nel corso del tempo.
Non solo, ma la IRS ha anche stabilito in che modo verranno effettuati i controlli per verificare chi stia nascondendo eventuali investimenti.
Le prove che verranno ricercate per identificare gli evasori sono:
- Ricevute da parte degli exchange per eventuali transazioni svolte;
- Essere presenti nel registro di qualche airdrop (operazione con cui vengono regalate criptovalute appena create per favorirne la circolazione);
- Avere ricevuto fatture o altri documenti da parte di società che hanno creato wallet di criptovalute;
- Avere effettuato pagamenti in criptovalute registrati da qualche negoziante, tanto online quanto offline;
- Aver a proprio carico delle transazioni con bonifico o carta di credito nei confronti di exchange, wallet e altri servizi che possono offrire criptovalute.
Se non altro sarà interessante osservare quali saranno i dati ufficiali raccolti con la nuova versione del modulo, che ci aiuteranno ad avere un’idea più precisa dell’effettivo valore del mercato delle criptovalute negli Stati Uniti.
Quotazione Bitcoin: la situazione
La natura ormai persa delle criptovalute
Ormai è sempre più evidente che Bitcoin e tutti i progetti simili abbiano perso l’identità che ha portato alla loro creazione. Se in un primo momento sono nate proprio per permettere a tutti di condurre anonimamente i propri affari, oggi è evidente che le cose non siano più così.
Utilizzando gli exchange centralizzati, i wallet tradizionali ed altri servizi che funzionano sul web “classico” anziché su una blockchain crittografata, le persone lasciano un’enorme traccia delle proprie transazioni in criptovalute.
Malgrado negli Stati Uniti molte persone si dicano a favore delle crittomonete per il livello di privacy che queste offrono, non ci si rende conto del fatto che i mezzi con cui queste vengono comprate e negoziate sono quasi tutti tracciabili.
La IRS avrà gioco facile a stabilire chi abbia effettuato transazioni in Bitcoin o altre criptovalute, specie perché la morsa del governo federale sugli exchange ha già preparato il terreno per poter effettuare i dovuti controlli.
In un contesto di questo tipo, le criptovalute perdono la loro natura e la loro identità. Anche se è giusto contribuire alla cosa pubblica, pagando le imposte, molte persone saranno sorprese di vedere con quanta facilità le loro operazioni verranno tracciate dall’agenzia governativa di riscossione delle imposte.
Il tema della privacy, che si è creato con blockchain e con le origini di Bitcoin, sembra ormai diventato un ricordo lontano; questo può essere pericoloso per il settore, che invece ne ha fatto un vessillo fin dagli esordi di Bitcoin. Sarà interessante osservare la risposta delle persone a queste novità fiscali, che potrebbero avere un impatto significativo anche sui mercati.