Petrolio: la salita è frutto dell’ottimismo?

La previsione del prezzo del greggio è, da sempre, uno degli esercizi più difficili per gli analisti. Vi sono però dei punti fermi che aiutano gli operatori della finanza, come l’accordo dell’Opec siglato nel 2016, che ha indotto il taglio della produzione e il conseguente aumento del prezzo della materia prima. Il petrolio si assesta oggigiorno a 55 dollari al barile contro i 30 del 2016, ma vi sono molti fattori complementari che meritano di essere considerati, su tutti l’ammodernamento delle tecnologie impiegate per estrarlo, che permettono a Stati quali gli USA di produrre il greggio con prezzi di poco superiori ai 50 dollari per barile.

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Perché investire nel petrolio nel 2017?

Il petrolio si propone come una materia prima fondamentale nel mercato finanziario, perché dal suo valore dipendono molte altre asset class quali, ad esempio, l’equity. La crescita del prezzo dell’oro nero induce, molto spesso, a una salita molto importante degli indici azionari e nella corsa al petrolio vi sono degli spunti di grande interesse da cogliere, che non fotografano solamente la situazione economica del mondo, ma anche gli equilibri socioeconomici dei singoli Stati e le loro ripercussioni a livello ambientale.

L’aumento del prezzo del petrolio indica, come la storia insegna, che gli investitori stanno vivendo un periodo di ottimismo, ovvero che stanno scommettendo su un periodo di crescita a livello globale. Se le aspettative rimangono deluse per ragioni varie, il prezzo della materia prima potrebbe scendere. Numerosi sono però gli analisti che scommettono sull’aumento del prezzo del petrolio, a seguito di un’ondata di ottimismo che sta interessando i mercati finanziari di tutto il mondo.

Alla base dell’aumento del prezzo non vi sono solo gli accordi dell’Opec, che hanno tagliato la produzione, ma la presa di coscienza che i nuovi sistemi di estrazione statunitensi sono in grado di abbattere i costi e quindi di produrre una materia prima a costo conveniente. Tradotta nella realtà, l’offerta di petrolio è abbondante ma serve un equilibrio che gli Stati produttori stanno cercando di mantenere per non immettere troppo petrolio sul mercato e non fare abbassare ulteriormente i costi.

L’equilibrio si traduce nella scelta di ‘tagliare fuori’ dai giochi i produttori minori e di concentrare la produzione solo fra i big del mondo, quindi l’America, la Russia e gli Stati Arabi. Il sistema di produzione è oggigiorno efficiente e il mercato deve pensare a dei sistemi di adeguamento perché il petrolio non è solo una materia prima, ma il simbolo dell’economia internazionale.

Ai fini degli investimenti personali, il prezzo del petrolio permette di comprendere quale è la situazione globale dei mercati, ma gli analisti sottolineano di diversificare i patrimoni perché l’andamento del greggio potrebbe riservare sorprese anche inconsuete. Sì, quindi, all’investimento nelle materie prime di valore, ma attenzione alla diversificazione del portafoglio di azioni, l’unica arma che gli investitori hanno a loro disposizione per cavalcare al meglio il mercato e le sue oscillazioni.

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