Partite Iva: tornano le vecchie regole per tutto il 2015

La scure iniqua e pesantissima che si era abbattuta ad inizio anno sui lavoratori autonomi in termini di tasse e contributi Inps, è stata in parte disinnescata quest’oggi. Le commissioni della Camera che avevano lavorato al Milleproroghe, hanno inviato al Parlamento un testo che rimanda in realtà la risoluzione di entrambi i problemi, ma che intanto tranquillizza i cittadini. Tali decisioni dovranno ora superare il voto di approvazione (con probabile richiesta di fiducia) entro il 3 marzo.

Allora per quanto riguarda i contributi Inps per gli autonomi, che da una vecchia legge della strana e tremenda coppia Monti – Fornero dovevano aumentare subito dal 27% al 29%, raggiungendo addirittura quota 33% nel 2018, sono stati bloccati. Nessun aumento nel 2015, poi si passerà al 28% nel 2016 ed al 29% nel 2017.

Le coperture si avranno attraverso la diminuzione della spesa del Fondo per interventi strutturali di politica economica ed abbassando quantitativamente l’impegno dello Stato nei Fondi di riserva e speciali, utilizzando per quest’ultimi nel 2015 parzialmente gli accantonamenti del Tesoro.

Entriamo ora nel nucleo del problema: la Legge di Stabilità di fine 2014 aveva imposto dal 1 Gennaio un passaggio dal 5% al 15% di tassazione per il regime dei minimi, con il reddito massimo per poter usufruire che era passato da 30mila a 15mila euro lordi (esattamente la metà).

Una scure devastante che aveva obbligato migliaia e migliaia di persone ad aprire in fretta e furia una Partita Iva entro il 31/12 dello scorso anno. Ebbene per gli under 35 o per i primi 5 anni da chi proviene dalla mobilità, torneranno in gioco le vecchie regole …. 5% di tassazione e reddito fino 30mila euro. Chi aprirà una partita iva per tutto il 2015 potrà quindi utilizzare tale regime per almeno 5 anni, o di più se tra 5 anni non avrà ancora compiuto i 35 anni di età. Gli ulteriori requisiti per poter usufruire del regime dei minimi sono i seguenti: il contribuente non deve aver esercitato alcuna attività professionale nei tre anni antecedenti all’apertura e non apre una partita Iva come mera prosecuzione di un lavoro dipendente precedente.

Le coperture economiche di questa decisione vengono dalla riduzione in egual misura del Fondo per interventi strutturali di politica economica.

Anna Soru, presidente di Acta – Associazione dei Freelance –, si è detta intanto soddisfatta per la pezza messa per tutto il 2015 al provvedimento precedente, e si augura che il confronto tra le varie parti sociali si prolunghi per trovare una soluzione condivisa e definitiva nel tempo, ed ora chiede l’estensione del bonus degli 80 euro anche ai lavoratori autonomi.

Giancarlo Sali
Scrittore e Giornalista Freelance

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