Arriva anche l’ufficializzazione di un provvedimento positivo a mitigare, solo in parte, l’abolizione dell’articolo 18. Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto attuativo della riforma del lavoro (Jobs Act) che tra le altre cose abolisce i co.co.co. ed i co.co.pro. Da oggi quindi sarà sicuramente molto più facile licenziare, ma i lavoratori di serie B che fanno le stesse cose dei lavoratori subordinati, ma con meno diritti e meno paga non esisteranno più (dal 1 Gennaio 2016, mentre per tutto il 2015 si dovrebbe poter continuare ad utilizzare queste forme contrattuali di lavoro parasubordinato). Resteranno le Partite Iva, molte di queste mascherate purtroppo per non assumere le persone, ma gli altri dovranno per forza essere assunti a tempo determinato o indeterminato, attraverso sì un contratto più flessibile, ma parole come ferie, buonuscita, malattia entreranno finalmente nel vocabolario di una generazione fino ad ora esclusa, come ha ricordato sempre oggi lo stesso Matteo Renzi.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha rinforzato il concetto condiviso dal Presidente del Consiglio: “Al centro delle misure del Governo c’è una cosa semplice ma essenziale: in Italia da molti anni è diventato normale assumere con tutte le forme di contratto, meno il contratto a tempo indeterminato. La scommessa è rovesciare questo fatto, la normalità sia l’assunzione a tempo indeterminato, lo devono fare tutti”.
Vengono aboliti anche i contratti di associazione in partecipazione.
Questo provvedimento secondo l’Ocse potrebbe portare da solo ad un aumento del Pil italiano del 2,6% in 5 anni, e del 6% in 10 anni.
Esulta la parte renziana del Pd ed il Ncd, mentre restano molto critici sia Cgil, che Cisl che Uil: secondo loro il lavoro non aumenterà affatto, mentre nel complesso diminuiranno soltanto i diritti dei lavoratori.
L’abolizione dei contratti di collaborazione a progetto, o contratti truffa come forse era più giusto chiamarli, è senz’altro una notizia oggettivamente molto positiva, solo che non riguarderà tutti. L’ex Ministro del lavoro Maurizio Sacconi, ex Pdl ed ora nelle file del Nuovo Centro Destra, ha infatti puntualizzato: “La cancellazione delle collaborazioni coordinate e continuative, e forme similari preesistenti, prevede le ampie eccezioni dei settori in cui ci sono accordi sindacali che le regolano, come i call center per le telefonate in uscita, le ricerche di mercato, il recupero crediti”.
D’altronde se fosse per certa gente, staremmo tutti a lavorare a giornata, senza diritti, come accadeva 100 anni fa.