Floricoltura: come avviare un’impresa vivaistica in Italia

Hai il pollice verde e i fiori, i vivai e le piante sono la tua vera passione? Bene, allora se sei in cerca di un’opportunità professionale che ti renda autonomo e costituisca una rendita economica interessante, puoi valutare la possibilità di avviare un’impresa vivaistica in Italia. Se sei un giovane laureato in scienze agrarie ed erboristiche o un giovane diplomato con grande passione per il settore primario, realizza il tuo sogno di intraprendere un progetto imprenditoriale nel settore della floricoltura e scopri quanto può effettivamente rendere un vivaio. In questa guida troverai tutte le informazioni utili per avere una visione olistica e approfondita sul settore della floricultura in Italia e sull’iter burocratico necessario da seguire step dopo step per avviare un’azienda agricola vivaistica.

Cos’è la floricultura? 

La floricoltura è un sottocomparto del settore agricolo che si occupa della produzione e del commercio di fiori, piante, semi, bulbi, tuberi, rizomi ed è un’attività che può essere svolta sia come hobby che come attività professionale continuativa e svolta professionalmente (in questo caso è bene che tu sappia che devi aprire la Partita IVA). La floricoltura è l’arte della coltivazione il cui scopo è quello di produrre per il giardinaggio o per il commercio piante fiorite in vaso o cassetta, fiori recisi etc.: si tratta di un’attività imprenditoriale che è sempre stata praticata dall’uomo fin dall’antichità, probabilmente perché i fiori, con le loro tonalità cromatiche ed i loro profumi sono sempre risultati affascinanti per i nostri sensi. Oggi i Paesi nei quali la floricoltura viene praticata maggiormente sono l’Olanda (famosa per i suoi tulipani), la Bulgaria (che si distingue per la produzione di rose), la Costa Azzurra e la Riviera ligure Ponente in Italia dove vengono coltivati soprattutto rose, garofani e gladioli (si pensi alla costa sanremese e imperiese). In Italia, inoltre, la floricoltura è molto diffusa anche in Toscana (Pescia) e in Puglia.

Floricultura in Italia

La coltivazione ed il commercio di determinate piante, come ad esempio l’azalea o il geranio, vanta un’antichissima vocazione in Italia: si tratta di una vera e propria arte imprenditoriale volta a produrre e commercializzare le piante ed i fiori che venivano utilizzati già nell’epoca del Rinascimento come forma di decorazione nelle grandi ville. Soltanto nel XX secolo si è iniziato a produrre diverse coltivazioni di piante e di specie autoctone floreali in diverse aree geografiche europee e italiane. In particolare, il bacino del Mar Mediterraneo con il suo clima e le sue caratteristiche morfologiche ne costituiscono l’habitat ideale: in Italia l’introduzione di piante ornamentali e la coltivazione della petunia e della rosa, utilizzate per la creazione di aiuole e bordure, hanno consentito il pieno sviluppato nel tempo del settore del vivaismo e della floricultura. Da queste premesse sono iniziate a proliferare nel tempo aziende sempre più specializzate nella produzione di semi che vengono combinati tra di loro in modalità diverse al fine ultimo di consentire il commercio di specie vegetali e “cultivar” nuove e geneticamente migliori rispetto ai predecessori. Vengono prodotte e commercializzate diverse piante decorative che si contraddistinguono per le loro caratteristiche a foglia “larga” e per le infiorescenze: il loro aspetto estetico gradevole le rende adatte per arredare gli appartamenti e le villette.

Attualmente in Liguria (in particolare nel Ponente ligure), la Regione italiana dove la floricoltura è il settore di “punta”, sono 2900 le aziende floricole che rappresentano il 65% del PIL regionale, per un volume d’affari complessivo pari a circa 350 milioni di euro. A Sanremo l’Istituto per la Floricoltura Ligure ha come obiettivo quello di favorire lo sviluppo economico delle imprese florovivaistiche della Liguria attraverso attività di ricerca e di sperimentazione in riferimento alle varietà di fiori e di piante richieste dai mercati. Nell’Istituto sanremese (IRF) l’ultima creazione, frutto degli studi e delle ricerche durate 4 anni di lavoro, è la margherita Itala, la cui denominazione è un chiaro omaggio ad Italo Calvino, personalità di spicco ed originario di Sanremo. Itala è un fiore molto resistente ed ecologico e non necessità di alcun trattamento chimico.

 

Avviare un’azienda agricola vivaistica

Al giorno d’oggi sono sempre più numerosi i giovani che come te decidono di avviare un’attività in proprio e, tra questi, alcuni prendono in seria considerazione la possibilità di aprire un vivaio. Si tratta, infatti, di un settore che può fornire delle rendite economiche interessanti. Oltre ai guadagni significativi che si possono introitare, un altro interessante vantaggio è rappresentato anche dal fatto chi ha meno di 40 anni ha possibilità di utilizzare una serie di incentivi a fondo perduto. Il primo passo da compiere prima di aprire l’attività è quello di recarsi negli uffici fitosanitari della propria Regione di residenza per inoltrare la domanda in carta bollata alla quale deve essere allegata la planimetria dell’area in cui si ha intenzione di far sorgere la propria attività. Sarà anche necessario comunicare se ci sono divieti di vario genere, principalmente di carattere sanitario (in relazione alla presenza di falde acquifere inquinate). Il passo successivo è quello di aprire la famosa Partita IVA: ci si può rivolgere ad un intermediario abilitato, un Dottore Commercialista o scaricare i Moduli reperibili online sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Puoi utilizzare il Modello AA7/10, utilizzabile per i soggetti diversi dalle persone fisiche: ricorda che per presentare la dichiarazione di inizio attività, dal 1° aprile 2010 tutti coloro che sono tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative (Rea) devono avvalersi della Comunicazione Unica, la quale deve essere trasmessa in via telematica o su supporto informatico al Registro delle imprese. Per quanto concerne il Codice ATECO da utilizzare e da comunicare è il seguente:

  • 01 COLTIVAZIONI AGRICOLE E PRODUZIONE DI PRODOTTI ANIMALI, CACCIA E SERVIZI CONNESSI
  • COLTIVAZIONE DI COLTURE AGRICOLE NON PERMANENTI
  • 19 Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti
  • 19.1 Coltivazione di fiori in piena aria
  • 19.2 Coltivazione di fiori in colture protette
  • 19.9 Coltivazione di piante da foraggio e di altre colture non permanenti

Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione riguarda la regolarizzazione della propria posizione INPS per evitare di incorrere in sanzioni pecuniarie.

A questo punto si può procedere con l’avvio dell’attività tenendo conto che è importante differenziarsi dei propri competitors: è necessario analizzare in modo dettagliato (Analisi SWOT) il mercato al quale rivolgersi e i concorrenti attuali e potenziali, al fine di intraprendere un’attività che sia davvero originale e crei valore rispetto all’offerta commerciale esistente. Quando si decide di avviare un’attività vivaistica è cruciale saper scegliere le piante e i fiori da produrre e commercializzare, tenendo conto delle caratteristiche e della vocazione agricola della specifica area geografica autoctona. Inoltre, è molto importante fornire ai propri clienti non soltanto dei prodotti di qualità, ma anche un servizio di assistenza ottimale: capita molto spesso che i consumatori finali non sappiano come prendersi cura delle piante e fiori acquistati; pertanto, necessitano di essere seguiti dalla fase di acquisto a quella di post-vendita e di ordinaria manutenzione del “verde”.

Per poter avere successo è necessario puntare sugli investimenti in pubblicità e nel marketing promozionale: ciò può portare l’imprenditore a richiedere una consulenza professionale ad un esperto di web marketing o ad una agenzia di pubblicità al fine ultimo di individuare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze di business. Questa attività di promozione della propria azienda agricola vivaistica è svolta sempre di più attraverso i social network (Facebook, Twitter, etc.), dove si ha la possibilità di selezionare il target e l’audience al quale puntare e rivolgersi. I criteri per selezionare il bacino di clienti potenziali e destinatari della produzione e distribuzione di fiori e piante sono ascrivibili all’area geografica di residenza, alla professione svolta e agli interessi dei consumatori finali. Un altro strumento di pubblicità fondamentale è sicuramente il passaparola: è molto importante sviluppare e fidelizzare con il cliente al fine ultimo di stimolarlo a parlare bene dell’attività commerciale ad amici e familiari, che rappresentano altri potenziali acquirenti.

Quando si avvia un’azienda vivaistica può essere importante anche valutare la possibilità di aprire mediante la formula del franchising o dell’affiliazione commerciale: ciò può essere una valida soluzione che consente di aprire un vivaio in tempi rapidi, specie se non si ha maturato una notevole esperienza professionale nel settore. Attraverso il franchising, infatti, si ha la possibilità di essere seguiti dal franchisor, al quale si deve riconoscere le royalties.

Quanto rende un vivaio

Pensare che un vivaio non produca alcun guadagno non porta di certo ad intraprendere un’attività imprenditoriale in questo comparto. Grazie agli studi di settore sono stati delineati alcuni indici che ci permettono di valutare immediatamente quanto rende un vivaio e se produce un guadagno proporzionale all’investimento oppure no. Per generare un guadagno o un rendimento economico quanto deve fatturare un vivaio? Il tutto dipende da numerosi fattori quali la geolocalizzazione, la dimensione, il bacino d’utenza servito e la vicinanza di altri vivai: essi impattano ed incidono positivamente o negativamente sul fatturato. Per determinare quanto rende un vivaio è necessario considerare i rapporti tra superficie di vendita (mq) e fatturato (euro) che devono essere rispettati per coprire i costi e ottenere un capital gain.

  • Fatturato per mq di superficie (IVA esclusa): dagli 800 €/mq ai 1.200 €/mq
  • Tempi per realizzare il fatturato: primo anno (50%), secondo anno (75%) e terzo anno (100%)
  • Battuta media (calcolato dividendo il fatturato per il numero degli scontrini. Esso dipende dalle merceologie vendute ed è un parametro che va interpretato tenendo conto delle caratteristiche del bacino d’utenza e della tipologia di vivaio): 20/30 euro
  • Fatturato per addetto (inclusi i collaboratori stagionali): 130.000 euro all’anno.

Floricoltura: considerazioni finali

Come hai compreso dalla guida, il settore della floricoltura è in costante evoluzione ed è per questo che è molto importante prestare attenzione ai trend di mercato e alle preferenze dei consumatori, in modo tale da riuscire a rispondere adeguatamente alle diverse esigenze e alle loro preferenze. Le aziende, oltre a prestare attenzione alle richieste dei consumatori, aderiscono spesso a standard di coltivazione ottimali attraverso la messa in atto di Best Practice e prestando la massima attenzione continua ai processi innovativi. Ciò aiuta a rendere l’industria florovivaistica assolutamente sostenibile. Bisogna considerare che questa attività economica è molto influenzata dall’andamento climatico: secondo un’analisi dell’organizzazione meteorologica mondiale, il 2017 è stato il quarto anno più caldo negli ultimi decenni e ciò ha influenzato la crescita e la commercializzazione delle coltivazioni. Nel mese di marzo 2018, si è registrato un clima fortemente instabile con piogge frequenti e intense rispetto alla media e, nelle poche giornate con cielo sereno, gli acquisti di fiori e di piante sono stati discreti. “Tirando” le somme complessive il bilancio, rispetto al mese di marzo 2017, è stato negativo a causa del maltempo che non ha incentivato le persone a fare visite alle aziende vivaistiche. Prendendo in considerazione il primo trimestre del 2018, la spesa delle famiglie italiane in fiori e piante è stata più bassa rispetto ai dati del 2017 e si ritiene che questo calo sia da attribuire al clima negativo.

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