Dati contrastanti sulla produzione industriale: quando usciremo davvero dalla crisi?

La produzione industriale a Febbraio ha fatto registrare un incremento dello 0,4% rispetto a Gennaio, mentre se si confrontano i dati con l’anno precedente assistiamo ad una discesa che sfiora il punto percentuale.

Per gli ordinativi, invece, si registra un incremento congiunturale dello 0,8% e tendenziale del 2%. Segnali positivi di un’economia alla ricerca di una nuova vitalità.

Snocciolando per bene i dati, positivi sono quelli su energia (+4,8%) ed i beni strumentali (+1,6%), male invece i beni di consumo e quelli intermedi (-0,6% per entrambi).

Gli incrementi piĂą consistenti dell’indice che misura gli ordinativi riguarda la fabbricazione di mezzi di trasporto (+14,4%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+11,7%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a., cioè quelle che intervengono meccanicamente o termicamente sui materiali o sui processi di lavorazione (+6,9%); male i settori della fabbricazione di prodotti chimici (-6,7%), della metallurgia (-2,7%) e dei prodotti farmaceutici (-1,9%).

Insomma continuano i dati contrastanti di un’economia che le forze di Governo ci presentano in decisa risalita, mentre quelle di Opposizione, per ragioni diverse, descrivono come protagonisti di una lenta ed inesorabile discesa, se non si cambia la forma mentis dell’esecutivo.

Dove sta la verità? L’impressione è che finchè ci saranno nelle famiglie i genitori o, meglio ancora, i nonni, che con i loro sacrifici negli anni si sono garantiti dei risparmi che fungono da ammortizzatori sociali molto più significativi di quelli concessi dallo Stato, si resterà sempre in una fase di galleggiamento, ma quando tutto questo finirà, cosa succederà alla maggior parte dei cittadini italiani, stretti da una tassazione sempre più elevata (al di là di quello che si racconta la televisione), perfino in situazioni di assenza di reddito, provocate da una disoccupazione che resta su livelli preoccupanti, il cui significato viene accentuato notevolmente, perchè chi lavora invece è sempre più precario?

Giancarlo Sali
Scrittore e Giornalista Freelance

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