Cgia : le imprese italiane subiscono una maggiore pressione fiscale

L’Ufficio studi della Cgia, ha da poco rilasciato un comunicato che attesta come l’Italia sia in cima alla classifica dei paesi dell’Unione Europea che soffre di una maggiore pressione fiscale. Si tratta di un record di cui non andare molto fieri, infatti, la tassazione sulle imprese, al netto dei contributi previdenziale , corrisponde a 98 miliardi di tasse all’anno.

Oltre a ciò, la Cgia ha anche condotto uno studio relativo al peso della tassazione. Calcolata la percentuale di tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale, si evince, come anche questa volta, l’Italia si posiziona al primo posto con una percentuale pari al 14%.

A seguito di questi due casi presi in analisi, il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo, ha così commentato: “Alle imprese italiane viene richiesto lo sforzo fiscale più pesante d’Europa. Sebbene la giustizia civile sia lenta e in molte aree del paese anche poco efficiente, l’eccesso di burocrazia abbia raggiunto livelli difficilmente riscontrabili altrove, la Pubblica amministrazione sia la peggiore pagatrice d’Europa e il deficit logistico-infrastrutturale sia pesantissimo, la fedeltà fiscale delle nostre imprese è molto elevata. In altre parole, gli imprenditori italiani pagano molto di più dei concorrenti europei, ma, per contro, continuano a ricevere servizi di basso livello qualitativo”.

Lo studio condotto dalla Cgia ha preso in considerazione alcune delle principali imposte italiane: l’Irap, l’Ires, la quota dell’Irpef in capo ai lavoratori autonomi, le ritenute sui dividendi e sugli interessi e le imposte da capital gain. Tuttavia, l’Eurostat, l’istituto di statistica europeo, non valuta le altre forme di prelievo, per le quali ritiene possibile fare un confronto omogeneo con gli altri paesi dell’Eu. Tra queste vi sono, ad esempio, i contributi previdenziali, l’Imu/Tasi, il tributo sulla pubblicità, le tasse sulle auto pagate dalle imprese, le accise, i diritti camerali, e molto altro ancora. Alla luce di queste considerazioni, Renato Mason, segretario della Cgia, ha comunicato: “Possiamo quindi affermare che in questa elaborazione l’ammontare complessivo del carico fiscale sulle imprese italiane è certamente sottostimato”.

In una situazione di questo tipo, è sempre più difficile fare impresa. Ci sono sempre più tasse, a cui però non corrispondono servizi adeguati. “Soprattutto”, sottolinea la Cgia, “ per le piccole e piccolissime imprese che per loro natura non possono contare su strutture amministrative interne in grado di gestire le incombenze burocratiche, normative e fiscali che quotidianamente sono costrette a fronteggiare”.

Oltre alla statistiche rilasciate dalla Cgia, un’ulteriore prova che in Italia il peso dei tributi sulle imprese è elevato, emerge anche dai dati messi a disposizione dalla Banca Mondiale, Doing Business. Infatti, l’Ufficio studi della Cgia, pur ammettendo che “da un punto di vista metodologico questa comparazione presenta una serie di limiti”, non può non affermare come in Italia il totale delle imposte pagate in percentuale sui profitti commerciali di un’impresa media sia pari al 64,8%, diventando, così, l’unico paese dell’Eurozona a subire un’incidenza così elevata. La Francia, infatti, ricopre il secondo posto, con una percentuale pari al 62,7%, mentre il Belgio, che occupala terza posizione, è al 58,4%.

Se si fa una media in proporzione all’euro-zone, che è del 43,6%, le imprese italiane scontano un differenziale di oltre 21 punti percentuali.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here