Il CEO di Twitter: niente criptovaluta brandizzata, meglio Bitcoin

Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter, ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di seguire le mosse di Facebook e lanciare una criptovaluta legata alla sua azienda. Dopo l’annuncio di Libra, in molti si sono chiesti se Mark Zuckerberg fosse realmente l’unico interessato a cogliere la palla al balzo per lanciare una moneta propria. Mentre altri colossi del web ci stanno facendo un pensiero, il CEO di Twitter nega categoricamente.

Non è un segreto che Dorsey sia un fan di Bitcoin già da diverso tempo, tanto da aver dichiarato in un’intervista recente di considerare Bitcoin l’unica vera valuta di internet. Arrivare addirittura a mettere la propria azienda in secondo piano per essere annoverato tra i sostenitori di Bitcoin, però, sembra un po’strano.

Se andiamo a guardare quel che sta succedendo a Facebook dopo l’annuncio di Libra e quel che sta succedendo a livello di sicurezza su Twitter, ci accorgiamo che effettivamente ci sono tanti buoni motivi per cui non sarebbe proprio il caso di lanciare una novità del genere. Il sospetto è che Dorsey abbia citato la motivazione meno importante tra tutte quelle che ha per non dare il via alla progettazione di una crypto targata Twitter.

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Facebook insegna

Da quando Facebook si è messa nel settore delle criptovalute il feedback non è stato dei migliori: il governo non ha alcuna fiducia nel progetto ed è pronto a sollevare questioni di mancato rispetto della privacy non appena possibile; la SEC teme che diventerà un modo per far circolare denaro in nero ed è pronta a sollevare questioni di eccessiva privacy non appena possibile; il mercato grida alla distruzione del vero sogno delle criptovalute, decentralizzate e senza un solo decision maker che ne orienti tutti gli aspetti.

Pochi sapranno veramente se Mark Zuckerberg sia ancora convinto di aver preso la decisione giusta dal momento in cui ha deciso di lavorare su Libra. Sicuramente la cosa gli è costata più di qualche danno al suo brand, che dopo lo scandalo di Cambridge Analytica non godeva già di ottimi tempi per la sua reputazione.

Dall’altra parte ci sono le persone che non hanno perso stima nei confronti di Facebook, ma ai quali non sembra granché interessante il fatto di poterne usare la criptovaluta brandizzata. Insomma: agli amanti del settore Libra non va a genio, ed agli altri pare non importare nulla. Quando questa nuova crypto verrà alla luce ne sapremo di più, ma i presupposti non sembrano quelli ideali.

Questi sono aspetti che sicuramente non sfuggono a Dorsey, il quale difficilmente vorrebbe mettere la sua azienda a navigare nelle acque in cui sta navigando Facebook.

Hacker e messaggi razzisti: Twitter è sicuro?

Negli ultimi giorni sono stati hackerati vari account Twitter molto popolari, tra cui addirittura quello di Dorsey. In passato persino il Papa aveva visto il suo profilo Twitter diventare vittima di un attacco informatico. Malgrado gli affezionati continuino ad usare Twitter, è ormai chiaro che l’azienda non sia in grado di garantire un adeguato livello di protezione ai suoi utenti.

Un tratto comune di questi attacchi è la finalità divulgativa: l’account del Papa era stato manomesso per pubblicare post legati all’Islam; l’account di Dorsey, invece, per scrivere Tweet di stampo razzista. Per quanto i fanatismi possano spingere le persone a qualunque cosa, il mondo conta sicuramente più avidi che fanatici.

Se sul tavolo ci fossero stati dei soldi anziché la semplice voglia di trasmettere messaggi, gli attacchi sarebbero stati quotidiani e molto importanti. Se Dorsey ed il suo team non sono in grado di proteggere gli account degli utenti, se non sono in grado nemmeno di proteggere i loro stessi account, come potrebbero garantire la sicurezza di un sistema economico da centinaia di milioni di dollari? Persino i grandi exchange di criptovalute come Coinbase e Binance hanno avuto i loro scandali in passato.

Sembra proprio che i tempi non siano maturi per le criptovalute legate ai singoli brand; altrettanto Twitter sembra prematuro per essere chiamato “servizio sicuro”. I programmatori avranno sicuramente molto da lavorare sulla cyber-security, un’operazione che li terrà con la mente molto impegnata. Da una piattaforma sicura ad una piattaforma che lancia proprie crittomonete, poi, il passo è ancora molto lungo: per ora è bene che Dorsey abbia preferito negare categoricamente, ma probabilmente non per amore di Bitcoin.

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