Arriva per Popolare Vicenza e Veneto banca il momento di riappacificarsi con i vecchi clienti, o perlomeno di tentare un riallaccio dei rapporti con gli azionisti di un tempo. Due sono gli obiettivi preposti, da un lato la volontà di frenare il deflusso di liquidità e la necessità di ridurre al minimo le cause che interessano il risarcimento dei danni. È quindi giunto il momento per i due cda di proporre un accordo ai circa duecento mila soci dei due istituti di credito che sono stati azzerati dagli aumenti di capitale avvenuti, dove gli accordi prevedono la rinuncia ad effettuare azioni legali contro la banca e l’adesione di almeno l’80% degli interessati potenziali alla manovra.
Cosa verrà messo sul piatto dai due istituti di credito? Si tratta, secondo gli esperti, di un prezzo che sarà vicino al 15% del valore medio di acquisto, anche se per le due banche potrebbe verificarsi un procedimento non identico nella formula e nella pratica. I due istituti di credito veneti hanno messo a disposizione 600 milioni di euro, una somma importante se si considerano le condizioni in cui stanno attualmente vertendo, ma una cifra irrisoria alla luce dei fatti, se si guarda all’ingente danno economico che gli investitori hanno subito dalle precedenti gestioni. In totale, le due banche hanno, infatti, bruciato l’equivalente di 11 miliardi di euro di capitalizzazione, apportando con una gestione truffaldina immensi danni agli investitori.
Lo scopo dichiarato è di fermare l’uscita di liquidità che entrambi gli istituti continuano a patire, ma soprattutto bloccare sul nascere le cause per i rimborsi. Le cause che potrebbero essere attivate dagli ex correntisti truffati sono, infatti, delle mine vaganti, che potrebbero impedire oggi come nel futuro più prossimo di aprire spiragli di luce nella gestione degli istituti di credito e di tenere lontano gli investitori anche nel futuro.